LA RIVOLUZIONE DI UNA FARFALLA
di Giovanni Brianda
Magari non tutti, ma molti di noi almeno una volta nella vita hanno abbracciato una causa e si sono mossi per fare la loro “piccola” rivoluzione.
Chi per i diritti gay, chi per l’ambiente, chi per la cultura, per la scuola, per la sanità, per la politica.
Secondo il sociologo Alberoni innamorarsi di una causa è come innamorarsi di una persona: è l’amore e l’innamoramento collettivo. Si sente il bisogno di starle vicino e celebrare questo sentimento che può durare in eterno oppure esaurirsi per diversi motivi, magari semplicemente perché il lento appassire di un fiore prima o poi assopisce le passioni.
Anche io diversi anni fa sono stato colto dalla passione per una causa. Anche io mi sono innamorato della voglia di fare la mia rivoluzione, che fosse culturale.
E volevo mostrare al mondo quanto fosse bella la cosa di cui mi ero innamorato convinto che il mondo intero si sarebbe innamorato di essa. Ma la bellezza sta negli occhi di chi la guarda.
Durante i primi passi del mio acerbo percorso amavo confrontarmi con chiunque, proprio per fare il cupido dei poveri che lanciava frecce d’amore. Frecce che puntualmente bucavano gomme di auto in corsa!
Tra tanti episodi ne ricordo uno molto lucidamente. Intrapresi una delle mie chiacchierate con un signore ormai attempato che aveva fatto il ’68 e le contestazioni studentesche.
Parlammo di rivoluzione pacifica, quella culturale in cui la collettività si innamora di un’idea e la insegue come una farfalla. La più bella!
Eravamo in sintonia seppur con visioni del mondo molto differenti, così come erano i nostri vissuti e le nostre epoche. Ma una rivoluzione culturale è una rivoluzione culturale in qualsiasi modo la si possa vestire ed in qualsiasi epoca la si voglia collocare.
Ciò che mi impressionò e che fissò nella mia mente quell’incontro fu una frase molto dura e allo stesso tempo paterna: «La mia generazione la rivoluzione l’ha fatta, ma ha fallito. Ora tocca alla tua generazione, che fallirà come tutte quelle precedenti, ma è giusto che la facciate… per non morire.»
Presi molto sul serio quel suo pensiero, così scioccante, perché mise a nudo la paura che era già dentro di me fin dall’inizio. Pensai anche che nell’evoluzione della nostra società ci sono stati cambiamenti che alcuni movimenti popolari invocavano.
Riflettei sul fatto che qualcuno si è convinto che questi cambiamenti siano stati frutto della piazza mentre invece erano già in essere fin dal momento in cui la parte più movimentista della società manifestava quel suo nuovo grande amore. Inseguivano una farfalla che stava già volando!
Chi lo sa, magari il mio percorso è arrivato al capolinea fisiologico. O forse per ora mi sono innamorato di una larva e la vera farfalla bianca deve ancora sbocciare. Beh, in un certo senso potrebbe anche essere consolante.
Insomma, mi sono fatto un mazzo sbagliando mira con le freccette “dell’ammmore” ignaro che anche quella gente si sarebbe innamorata presto da sé senza la mia invadenza. Ma nel mio caso sarà così che sta succedendo?
Credo che eviterò di darmi una risposta, perché scoprire che un amore non è corrisposto fa sempre troppo male. E allora che si fa? Vai avanti comunque per la tua rivoluzione come Don Chisciotte contro i mulini a vento, sperando di veder volare leggera nel vento la tua amata farfalla colorata.
“The show must go on”, dicono gli inglesi. Cambia il percorso, cambiano gli strumenti, cambia lo stato di coscienza. Ma l’obiettivo è sempre quello. Continuerò a battermi per la mia amata rivoluzione… per non morire. E la cosa più grande che ho imparato fino ad ora è il significato di quella frase. Ognuno di noi deve innamorarsi della sua farfalla ed inseguirla. Per scoprire dove porterà il suo battito d’ali. Per non morire!
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