10 FILM DA “ASCOLTARE”

da “I DIARI DI CINECLUB, n.83, MAGGIO 2020 (puoi scaricare gratuitamente l’ultimo numero della rivista cliccando QUI)

Non è facile fare una classifica dei 10 film da ascoltare, il Cinema è un’arte e quindi mi rifaccio alla famosa frase di Bela Bartok: «La competizione è per i cavalli, non per gli artisti». Sono film che ho già visto almeno una volta, ma che, per le loro caratteristiche, potevo rivivere intensamente, anche senza guardare le immagini. Eccoli a voi:

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1 – LA PAROLA AI GIURATI

Partiamo da un must di questo genere: 12 Angry men, oppure nel suo titolo in italiano La parola ai giurati, di Sidney Lumet, film del 1957. Siamo in un’aula di processo, ed il giudice sta spiegando ai 12 componenti della giuria che adesso dovranno riunirsi per decidere se l’imputato (un ragazzo accusato di aver accoltellato il padre), è colpevole (e quindi mandarlo alla sedia elettrica) o innocente. La discussione durerà per tutta la durata del film. Come saprete le giurie negli Stati Uniti vengono formate da cittadini comuni. La loro diversità (per origini, lavoro, carattere) rendono ben presto la discussione molto accesa. C’è anche una componente di colore giallo. Iniziamo a vedere il film che non sappiamo niente del delitto, e man mano che andiamo avanti, viene discussa ogni prova a carico dell’imputato, con grandi quantità di colpi di scena. Il film è girato praticamente in una stanza. Henry Fonda è eccezionale in questo film, ma quello che mi ha stupito di più è senz’altro Lee J. Cobb, che forse ricorderete in Fronte del Porto o ne L’ Esorcista.

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2 – AMERICANI

Glengarry Glen Ross, è un film del 1992 di James Foley, dal titolo italiano Americani, direi abbastanza sconosciuto ai più, nonostante un cast mostruoso che comprende tra gli altri un giovane Kevin Spacey, un meno giovane Jack Lemmon, Ed Harris, Alan Arkin ed Al Pacino. La trama è incentrata su una piccola agenzia immobiliare in mezzo ad una New York perennemente notturna. I venditori portano avanti la loro carriera, fatta di grandi conversazioni al telefono e raggiri di colleghi, superiori e clienti. Aggiungerei anche una piccola ma memorabile apparizione di Alec Baldwin, nella parte del Direttore della Sede Centrale, che piomba in ufficio all’inizio del film con un glaciale discorso motivazionale al gruppo di venditori. Il film è un dialogo continuo tra tutti i personaggi, in perenne corsa per salvarsi la carriera, in un confronto continuo tra le più svariate personalità. Dal timido Arkin, al rancoroso e rabbioso Harris, per passare alla vecchia volpe Lemmon. E poi, lui, il perfetto venditore: Al Pacino, alias Ricky Roma. Il tutto a colpi di battute, litigi, infiniti dialoghi, succosi dialoghi. Il film si presta talmente bene a questo gruppo, che è stato ritrasposto più volte anche come opera teatrale negli States.

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3 – PRIMA DELL’ALBA

Prima dell’alba è un film del 1995 di Richard Linklater (a mio avviso regista ampiamente sottovalutato). La trama è semplice: due ragazzi, un americano, interpretato da Ethan Hawke, ed una ragazza francese, si incontrano per caso su un treno diretto a Parigi, e scatta subito una curiosità tra di loro. Decidono di scendere a Vienna, che non hanno mai visitato, per girarla insieme nella notte, per poi, la mattina dopo, ognuno tornare nel proprio paese a casa: lei a Parigi, lui negli Stati Uniti. E la notte passa per i due ragazzi come un po’ il viaggio del Piccolo Principe per i vari pianeti, incontrando varie situazioni e personaggi, in una Vienna magica, tiepida e romantica. I due giovani parlano, sempre più con passione e sempre più intimamente. Fino, appunto, all’alba. Ai miei tempi (ho 41 anni) questo film era la storia d’amore per teenager per eccellenza. Un po’ quello che è stato Twilight forse per i giorni nostri, o Love Story negli anni ’70. Un film rilassante, bellissimo, ed assolutamente riascoltabile. Se volete una commedia con la stessa intensità di dialogo di Harry ti presento Sally ma con una lenta e inesorabile salita verso i picchi più estremi del sentimentalismo adolescenziale, beh… godetevelo!

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4 – EVA CONTRO EVA

Eva contro Eva è un altro di quei capolavori che ogni tanto riguardo. Dico sul serio: dopo poco tempo, anche pochi mesi dall’ultima visione, devo riguardarlo o riascoltarlo. Questo perché la sua sceneggiatura è, senza ombra di dubbio, una delle più belle della storia del Cinema.. I personaggi principali sono quattro, due coppie di amici del mondo del teatro, tra i quali spicca una meravigliosa Bette Davis, con i suoi occhi ipnotici. Il suo personaggio è Margo Channing, la classica attrice di teatro piena di sé, al tramonto della propria carriera. E poi c’è Anne Baxter, nei panni di Eva Harrington, una ragazza piena di passione per il teatro ma anche molto
misteriosa. Ed in fine, uno dei miei attori preferiti dell’epoca: George Sanders (forse lo ricorderete in Rebecca, la prima moglie di Hitchcock), che qui interpreta magistralmente il critico teatrale Addison, un essere viscido, glaciale e con un intelligenza fuori dal comune. L’intreccio di questi sei personaggi è un turbine di dialoghi, litigi, battute, in una sceneggiatura che è assolutamente impareggiabile.

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5. BLUE IN THE FACE

Blue in the face è il seguito naturale di un meraviglioso film di Wayne Wang dal titolo Smoke, film di discreto successo ai suoi tempi (1995). Andai a vederlo al cinema con uno dei miei migliori amici. Ricordo benissimo che
quando uscimmo dal Cinema eravamo letteralmente ancora dentro il magnifico finale. Ve lo anticipo, non vi rovino nulla: Harvey Keitel, che interpreta Auggie, racconta una storia di Natale al suo amico, lo scrittore Paul Benjamin (William Hart). Una storia di Natale eccezionale. Finisce il film e, nei titoli di coda appare la storia di Natale vissuta da Auggie, il tutto in un dolcissimo bianco e nero. Non vi dico di più. Blue in the Face è il film ricavato dagli scarti registici di Smoke. Non è un vero e proprio film, sono piccoli spezzoni, piccole storie, tutte incentrate attorno alla tabaccheria di Auggie, all’angolo tra due vie. Ed oltre al cast originale di Smoke, vi sono decine di altre comparse come: Madonna, Michael J. Fox, RuPaul, Mira Sorvino, Jim Jarmush, con decine di dialoghi sul più ed il meno, i classici dialoghi che ascoltiamo tra i giovani o i vecchini quando entriamo in un bar a comprare le sigarette o a bere un caffè, su donne, vita, lavoro, o la propria squadra di baseball. Ed ogni tanto spunta fuori anche Lou Reed che, coi gomiti appoggiati al bancone di Auggie, parla del più e del meno. Da ascoltare, ma prima di tutto da vedere, insieme a Smoke.

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6 – SUNSET LIMITED

Sunset Limited è un film per la TV prodotto dalla HBO, del 2011, terza fatica dell’attore e regista Tommy Lee Jones. Il soggetto è tratto da un opera teatrale partorita dalla mente dello scrittore e sceneggiatore Cormac McCarty, lo stesso che ha scritto la meravigliosa sceneggiatura di Non è un paese per vecchi dei fratelli Cohen. E come in Non è un paese per vecchi, l’ottimismo non regna neanche nel soggetto di Sunset Limited. La vicenda si svolge interamente in una stanza, il piccolo appartamento di un ex galeotto (Samuel L. Jackson) che ora ha deciso di dedicare la propria vita agli altri ed alla fede cristiana. Samuel L. Jackson ha appena salvato e portato a casa Tommy Lee Jones, il cosiddetto “professore”, un uomo depresso che ha appena tentato di gettarsi sotto un treno, il Sunset Limited, appunto. L’intero film è un dialogo, una guerra a parole tra questi due personaggi, una battaglia tra gli opposti, tra la fede di Jackson ed il cinismo di Jones, la voglia di vita di uno e la convinzione che questa vita un vero senso non lo abbia dell’altro. Non a caso i due protagonisti sono uno bianco e l’altro nero, perché il dialogo si svolge sempre sulla base degli opposti estremi. Da ascoltare con una bella dose di ottimismo in corpo, ma davvero consigliato a chi non lo conoscesse.

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7 – MARGIN CALL

Margin Call è un film del 2011 di J. C. Chandor. Anche qui siam di fronte ad un’opera che basa il 90% della sua forza sui dialoghi e sulla sceneggiatura. La vicenda si svolge all’interno di un non definito piano di un grattacielo, dove una non definita società speculativa si trova, all’improvviso, a dover reagire ad una così detta “bolla” del mercato immobiliare, che poi sarebbe stata l’origine della crisi finanziaria mondiale di fine 2008. Vicenda che viene descritta altrettanto bene, se non meglio, in un altro film, La Grande Scommessa. Il cast è mostruoso: Stanley Tucci, Kevin Spacey, Paul Bettany, Zachary Quinto, Demi Moore, Simon Baker, ed un colossale Jeremy Irons, nella parte dello spietato Jhon Tuld. Non so se vi piaccia guardare film in lingua originale. Ebbene, anche se non capite nulla di inglese, vi consiglio di ascoltare la voce di Jeremy Irons, che è profonda e perfetta, da vero attore di teatro. Se vi piacciono i dialoghi molto tecnici, o i business movie dai ritmi serrati, non tocca i picchi inarrivabili di Wall Street di Oliver Stone, ma gli sta vicino.

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8 – TALK RADIO

E parlando di Oliver Stone, ecco uno dei suoi film più sottovalutati: Talk Radio,1988. Il protagonista è Eric Bogossian, nei panni di Barry Champlain, un iper-carismatico conduttore del più seguito programma radio del sud degli States, Voci nella notte. Il clou del film sono i dialoghi, a volte estremi, che Barry sostiene con depressi, razzisti, zitelle, giovani debosciati, cristiani dal cuore nero e filo nazisti, che chiamano la trasmissione per parlare con Barry. Come era uso soprattutto nei film anni ’80 e ’90, l’azione scorre velocissima. Barry è letteralmente un mattatore: combatte tutti a suon di parole, battute, offese e discorsi filosofici. Alcuni lo adorano, altri lo odiano. Una delle mie scene preferite è quando Barry, contro il produttore (un ottimo Alec Baldwin, sempre perfetto nel ruolo di colui che fa il culo al prossimo), decide di lasciar entrare in studio un “tipico giovane americano” interpretato da un giovanissimo Michael Wincatt (il cattivone dai capelli lunghi e provvisto di spada nel film Il Corvo), bravissimo nel ruolo del giovane metallaro strafatto. Dialoghi, battute, offese a non finire, in un ritmo narrativo senza tregua.

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9 – VENERE IN PELLICCIA

Venere in Pelliccia di Roman Polanski è un film girato completamente all’interno di un teatro. I due unici interpreti sono Mathie Almaric (il timido direttore teatrale con gli occhi a palla Thomas) ed Emanuelle Seigner, che interpreta Vanda, poliedrica sia come persona che come attrice. Il film inizia con Vanda che entra completamente zuppa nel teatro di Thomas, implorandolo di farle provare la parte di uno spettacolo che egli sta preparando: La Venere in Pelliccia del Barone Leopold Von Sacher-Masoch. Prima restio, Thomas, non solo viene abbagliato dalla bravura attoriale di lei, ma viene letteralmente sopraffatto dalla donna, mentre provano lo spettacolo. In che modo? Se vi è sfuggito allora vi svelo un piccolo segreto, che nel film viene quasi subito rivelato, e riguarda il nome dell’autore del testo teatrale: Leopold Von Sacher-Masoch. Il nome dell’autore è la radice del termine “sado-masochista”. Ed è infatti questo il tema dell’opera. Ma non lasciatevi ingannare. Lo è in termini molto più ottocenteschi. La personalità della protagonista va lentamente a sovrastare quella del direttore teatrale che ne viene sopraffatto. Ed il racconto continua, nel descrivere questa storia d’amore, in un gioco continuo di potere sull’altro. Non lo hanno mai tutti e due insieme, uomo e donna, in egual misura, ma prima uno e poi l’altro. E colui o colei che sta sotto, ne deve pagare lo scotto, in ogni senso. Sia sentimentalmente, che fisicamente, che psicologicamente. Benché i temi sembrino molto impegnativi la visione scorre bene e Polanski è bravissimo a dosare le misure in ogni parola ed ogni scena.

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10 – LOCKE

Siamo arrivati al decimo film che “potete anche solo ascoltare”. Ed è, per come è stato concepito e realizzato, il film che per antonomasia rappresenta di più questo particolare genere. Sto parlando di Locke, 2013, regia
di Steven Knight. Gli interpreti in realtà sono più di uno ma l’unico che potrete vedere fisicamente è solo Ivan Locke, cioè Tom Hardy. Locke inizia col protagonista che lascia il cantiere edile nel quale lavora, sale in macchina e giunge ad un semaforo. Mette la freccia a destra, si ferma, riflette, sospira, mette la freccia a sinistra e da lì parte il suo viaggio. Un viaggio di cui inizialmente non sappiamo nulla. Dal momento in cui Locke prende questa “direzione” passeremo l’intero film in macchina con lui. La telecamera non staccherà mai su altre location o su altri personaggi, vedremo sempre e solo l’interno o l’esterno del SUV di Locke. Durante questo viaggio, riceverà e farà molte, moltissime telefonate, con altrettanti personaggi (che però non vedremo mai), e ad ognuno di loro Locke dovrà giustificare la scelta che ha appena fatto e risolvere problemi del passato, del presente, e soprattutto del futuro. Non vi svelo di più ma credo d’aver reso l’idea: Tom Hardy che va in macchina e sta al telefono. Sembra un soggetto stupido e puerile. Invece il bello del Cinema, dell’arte in generale, è che se trovi la chiave giusta, qualsiasi cosa rivela il suo grande significato e profondità.

Giorgio Campani

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