QUELLE AMICHE CHE TI FANNO BENE

di Paola Piana

Hai presente quelle serate che iniziano bene? Quelle che, anche se stai male, se non sei al cento per cento, dici “Ma sì, chi se ne frega! Io esco lo stesso! Non me la voglio perdere per niente al mondo!” Aggiungici un’amica che non aspetta altro che di essere trascinata nei meandri della pazzia e un’altra che… “Bè, quasi quasi!” ed ecco che, senza troppa fatica, hai creato la serata giusta! Appuntamento con la prima amica alle otto di sera o giù di lì e quel giù di lì, lungo una ventina di minuti buoni, lascia presagire l’andamento lento che prenderà tutta la serata. La terza moschettiera, invece, è già pronta, puntualissima , all’angolo della strada, non ci conosce ancora bene, imparerà. Trovare parcheggio al primo giro nella piazza? Fatto! Come al solito, aggiungo io, con una punta di orgoglio nei confronti del mio posteriore, degno delle sue dimensioni. Lo strano trio, composto da me, che ancora zoppico vistosamente, dalla mia amica, dolorante per un atterraggio fortuito sulla parte più morbida del corpo e da una terza amica che, sono sicura si stia domandando cosa ci faccia con due vecchie pazze, arriva al luogo prestabilito, giusto un attimo prima che inizi il “reading”. Ci sediamo sulla scalinata destinata ad accogliere coloro che, a turno, andranno a leggere i vari brani in scaletta, lo sappiamo, ma siamo due vecchie pazze doloranti più la badante e ce ne freghiamo lo stesso! La serata trascorre tra le risate, come sempre. Noi stiamo benissimo nel nostro posto in prima fi… ehm no, veramente sarebbe meglio dire a fianco, anzi no, nemmeno! Ecco, sì, ci sono, a fianco ma dietro! Nel nostro posto a fianco ma un po’ dietro coloro che si alternano alla lettura dei vari pezzi. Il problema sorge quando ci si deve alzare, lì il reparto geriatria dà il meglio di sè, si ode nell’aere tutto uno scricchiolio e un fiorir di OHI, OHI, AHI, AHI, ma ci riusciamo! Lo sforzo genera fame e la fame conduce noi tre e altre sei o sette persone verso l’unico posto aperto a quell’ora! Una variegata fila di zombie affamati si dirige molto lentamente verso un bar che ha, tra le altre cose, anche un menù vegano. Peccato che di vegano però siano rimasti gli stuzzicadenti e due commensali! Risultato: sei tovagliette per dieci persone, chi ha avuto la tovaglietta non avrà le posate e non provi a fare il furbo! Per alcuni fortunati panino con animale morto non so quando all’interno e, per gli altri, misero cono di patatine bruciate e mollicce e bicchiere di birra. Chi può va di nascosto a comprarsi una pizzetta nel bar a fianco; chi, come me, non può certo sgattaiolare in punta di piedi tipo pantera rosa, resta seduto e mangia patatine molli e nere. Tutto questo non ci impedisce di ridere come matte. Anche il suonatore di aggeggio con i tasti che non può certo essere chiamato pianola, ci fa ridere e, quando dopo aver suonato ci chiede qualche spicciolo, la ragazza dagli occhi sognanti, seduta vicino a noi, si sveglia per un attimo e, con voce ferma gli dice: “Ascolta, io te li do ma tu non suonare più, ti prego!” Verso mezzanotte decidiamo di ritornare alla macchina, alzarsi dalla sedia per rimettersi a camminare è dura! Un’amica mi offre il suo aiuto: “Dai dammi la borsa, così cammini meglio!” “Ma no, ce la faccio, lascia stare! ” “Ma quanto pesa? No, nella borsa di Paola non ci sono cose di donna, ci sono cose di muratori!” “Ma guarda che ho solo i trucchi” “Sì, ma ti sei portata tutta la profumeria! ” Farsi la strada del ritorno verso la macchina un po’ piegata dal dolore e un po’ piegata dal ridere non è cosa facile! In macchina ritorna la voglia di pizza ma, soprattutto, non finisce la voglia di stare insieme. Per fortuna esistono locali aperti tutta la notte, notte di risate miste a discorsi seri , fette di pizza e ancora risate. Quelle risate che ti fanno sentire leggera, senza tempo e senza età, risate che fanno bene all’anima e calmano la burrasca; discorsi sul nulla più profondo che ti fanno sentire così simili e ti fanno perdere la cognizione del tempo, fino a quando non guardi l’orologio e, finalmente, decidi di andare via alle tre e mezza del mattino solo perché tra un paio d’ore un marito si sveglia o c’è una giornata pesante da affrontare. Hai presente quelle serate che iniziano bene? Ecco, certe volte finiscono anche meglio!

®Riproduzione Riservata

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *