SEI SPRECATA!

di Francesca Arca

«Sei sprecata!» Questa è una frase che più volte è capitato di sentirmi dire. E mi è stata detta da persone molto differenti tra loro e nei contesti più disparati: lavoro, rapporti umani, amicizia, persino durante un gioco di società! Chi legge potrebbe pure legittimamente dirsi: «Caspita, quanto se la sta tirando!» ma in realtà il senso di quello che voglio dire è l’esatto contrario. Intanto perché non credo di essere l’unica che si sia sentita dire questa frase – faccio parte di una nutrita schiera – e poi perché non credo che sia una frase così lusinghiera.

 

Non dubito che l’intento di chi la pronuncia voglia essere benevolo e anche, da un certo qual punto di vista, utilizzato come sprone o come complimento. Eppure, ogni volta, questa brevissima frase ha, per me che la ascolto, il suono stridente e fastidioso di un gessetto che si spezza sulla lavagna o di una forchetta che raschia sul vetro. Non mi sto tirando fuori dal mucchio perché mi è capitato di pronunciarla, e di farlo anche con intenzione affettuosa, e anche lì la sensazione non è stata il massimo. Un secondo dopo, una piccola area del mio cervello si è accesa sussurrandomi all’orecchio: «Che cosa cacchio stai dicendo???» ma la sensazione sgradevole era purtroppo già innescata.

 

«Sei sprecata!» analizziamo un po’ la frase incriminata quest’oggi! Innanzi tutto “sprecata” per cosa di preciso? C’è a monte un giudizio fallimentare dietro questo verbo. A ben pensarci ciò che dovrebbe sembrare un complimento e far gonfiare il petto facendoci dire: «sono talmente figa che questo contesto non mi merita!», nasconde – il più delle volte inconsapevolmente – una delusione per ciò che la nostra vita e nostri risultati raccontano agli occhi degli altri!

Dove sta lo spreco? Cosa sto sprecando? Tempo, talento, conoscenza, affetto? E in che modo dovrei o potrei impiegarli meglio per non sentirmi “sprecata”. Credo che dovremmo smettere di riempire le vite degli altri con aspettative tutte nostre. Si può semplicemente generare frustrazione. Lo fanno i genitori con i figli, gli amici, i compagni o le compagne di vita. Alla fine forse c’è anche un fondo di verità visto che viviamo in un mondo dove si ha sempre meno il coraggio di “essere” ciò che realmente siamo e in cui spesso ci si adagia sull’apparenza di come è meglio che gli altri ci percepiscano. Ma la frase continua a suonarmi stridente e triste.

Meglio sarebbe, quando in effetti si ha voglia di fare un complimento a qualcuno, lodare le doti che si ritengono positive e spronare a continuare un cammino intrapreso. E se proprio crediamo realmente di trovarci davanti a qualcuno “sprecato”, allora proponiamo un’alternativa o diamogli un’opportunità migliore. Se non siamo in grado di farlo sarebbe forse meglio limitarci a sorridere e godere di ciò che di buono quella persona sta esprimendo intorno a sé perché non c’è mai spreco nell’essere qualcosa di buono.

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