DI SCALE, CODE, TEMPO E OSPEDALI

di Paola Piana

Sveglia all’alba, oggi è il giorno tanto atteso da mio figlio: gli tolgono il gesso dal braccio! Lui però non sa ancora che sarà una giornata campale! Arriviamo in ospedale alle 8.30. «Voi scendete qui che io vado a cercare un parcheggio!» dice l’uomo di casa! Io sono proprio negata! Per mia fortuna non frequento molto gli ospedali quindi mi perdo spesso e volentieri all’interno tra il nuovo padiglione e l’ala vecchia. O padiglione vecchio e ala nuova… chissà!

Entriamo dalla parte sbagliata, ci perdiamo tra vecchi e nuovi padiglioni ma riusciamo comunque ad approdare al sesto piano dove, dopo aver parcheggiato, era già arrivato – forse volando – il mio compagno. Fila per avere il numeretto che servirà in seguito per fare una nuova fila per prendere i dati del bambino.

Immagine tratta dal film “Le 12 fatiche di Asterix”

Ore 9.20 ancora in fila. Siamo dodicesimi e nell’attesa, insieme agli altri iniziamo ad organizzarci per promuovere una colletta in modo da comprare un distributore di numeretti – anche usato, magari di quelli delle salumerie – da regalare alle due poverette adibite alla trascrizione dei dati di ogni singolo paziente rigorosamente a mano! La più sveglia delle due dopo aver letto la documentazione ci spedisce al secondo piano per la radiografia… gesso compreso!

Nel frattempo il babbo del fratturato corre a pagare il ticket in un’altra struttura ubicata nei pressi: il famigerato e temuto “Palazzo Rosa”. Noi invece, al secondo piano, facciamo un’altra fila, tanto per gradire. Sono le 10.10 quando, ticket pagato, arriviamo all’impiegato di turno che ci guarda e: «E lui perché ha ancora il gesso?»

«Ehm, guardi che ci hanno mandato qui !» rispondo. Sguardo perplesso dell’impiegato. «Non potete fare la radiografia senza prima togliere il gesso! Però per sicurezza è meglio che andiate a chiedere!» Il telefono interno questo sconosciuto! Inutile dire che il povero babbo del povero bambino si fionda nuovamente al sesto piano a chiedere informazioni! Per fortuna usa il telefono, lui che può, per comunicarci che sì, dobbiamo salire al sesto piano per togliere prima il gesso!

Immagine tratta dal film “Le 12 fatiche di Asterix”

Risaliamo così al reparto gessi e ritroviamo l’infermiera – quella più sveglia del duo comico precedentemente conosciuto – che con candore ci dice: «Eh ma io ve l’avevo detto!» Sono le 10.30 e ancora, praticamente, non abbiamo fatto niente! Per fortuna la simpatica infermiera ci fa subito entrare e finalmente il gesso è tolto, non senza l’ultima chicca della suddetta: «Peccato che abbiate fatto già la radiografia!» Eh? Cosa? Come? «Guardi che non abbiamo ancora fatto niente!» Stiamo solo salendo e scendendo scale da circa un’ora, abbiamo dei polpacci davvero belli tonici oramai!

Ore 11,00 si ritorna giù per la radiografia e ovviamente, per non perdere l’abitudine, ci tocca fare un’altra bella fila! Inizio a pensare che sia un modo per farci riposare tra un allenamento e l’altro per le scale! Ore 11.30, fatta radiografia. Ecco all’orizzonte un’altra fila per attendere il dischetto da riportare all’ortopedico, su al sesto piano . Ore 12.00, ritirato il dischetto al volo, tipo staffetta quattro per cento e di corsa verso gli ascensori, perché è vero che dobbiamo fare la fila pure per salire in ascensore ma di scale non se ne parla, per oggi siamo abbastanza in forma!

Immagine tratta dal film “Le 12 fatiche di Asterix”

Carta delle Probabilità: gli ascensori sono tutti strapieni, non puoi tirare i dadi, dovete stare fermi un giro! Arriviamo finalmente al sesto piano per la radiografia finale e ci ritroviamo tutti insieme come in un grande gioco dell’oca in cui non si sa ancora chi arriverà primo! Ritroviamo due sorelle che accompagnano la propria madre sulla sedia a rotelle. Entrano prima di noi. Apre la porta l’infermiera meno dotata del duo comico precedente che, nell’aprire si allunga a fare un improbabile ponte sotto il quale far passare sedia a rotelle con paziente e figlia che spinge! Chissà se questo percorso ad ostacoli dà più punti per la vittoria finale!

Vedo la signora che accompagna la propria madre perdere di colpo la bella abbronzatura che la caratterizzava. Intuisco dal suo sibilare che sta scomodando qualche santo. Sorrido, non posso fare altro! Aspetto. Tocca a noi! Ore 12.15 usciamo! Vinto!!!! Fuori ci sono ancora le due donne con madre in carrozzina che aspettano un infermiere che le traghetti giù perché, nel frattempo, è mancata la luce e gli ascensori per il pubblico non funzionano! Credo che noi scenderemo a piedi… ormai abbiamo le gambe più toniche di quelle di un ciclista! 

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