DI PARVENU, UPSTART, ARRAMPICATORI… E BLA BLA BLA

di sonia melis

Negli Stati Uniti è tutto grande: gli hamburger, i bicchieri della CocaCola, i grattaceli, le statue, le fontane, i magazzini scintillanti della Quinta Avenue, dove si erge, prepotentemente incastrata tra le vetrine di Cartier e Tiffany, la Trump Tower, che da sola basterebbe a tracciare il profilo megalomane del traboccante Donald. Un fenomeno che solo a pensarlo, evoca di giostrai e carrozzoni, di opulenza kitsch, di eccesso e tracimante arroganza, che interroga sulla probabile infanzia di bambino chissà se poco intelligente e complessato, magari segnata dalla derisione e dalle botte che spiegherebbero, ufficialità o non ufficialità, l’insofferenza della seconda fila e quello scalzare il premier del Montenegro, in occasione dell’inaugurazione della nuova sede della Nato, a Bruxelles. Donaldone, straborda, è tanto, e il suo passaggio lascia increduli e frastornati, al punto che persino Evan Williams, ideatore di Twitter, col capo cosparso di cenere, dichiara “Se è vero che senza Twitter non sarebbe diventato presidente, allora sì, mi dispiace – ancora -, pensavo che quando ad ognuno fosse stato possibile esprimersi liberamente e scambiare informazioni, il mondo sarebbe diventato automaticamente un posto migliore. Mi Sbagliavo”. Ma gli strumenti, Williams dovrebbe saperlo, sono di per sé neutri, non è di certo a twitter che si deve l’ascesa di Trump, sarebbe legittimo, semmai, domandarsi il perché di quei suoi 30 milioni di followers, senza imbarazzo. La risposta mi sembra si possa trovare nel saggio di Byung-Chul Han, Nello sciame, visioni del digitale, Nottetempo, che racconta di come le emozioni abbiano soppiantato le ideologie, e ai valori, si siano sostituiti i sentimenti, espressi nello scontento urlato nei social, mera illusione di una democrazia partecipata che, al contrario, nella somma di disperazioni individuali, non vede altro che la consegna spontanea della propria libertà e la sottomissione volontaria al controllo, peggio che essere schiavi. Ma questo è un altro discorso, mentre un pensiero lo voglio spendere per Melania e Ivanka, di cui mi resterà impressa quella contrizione manifestata a cospetto del Papa, che nemmeno le versioni più cupe della Madonna addolorata, saprebbero sminuire; ma a quale malasorte stavano pensando per sostenere quell’atteggiamento così dolente ? Tuttavia, saio nero, griffatissimo, e fazzoletto di pizzo in tono, sulla testa, mannaggia, non hanno convinto, né hanno saputo spazzar via i pregressi di esistenze, diciamo frivole, e nemmeno la presenza egoica dell’omone che ricorda quelle persone dall’ego così espanso che ai funerali vorrebbero essere il morto. L’eleganza è un’altra cosa, e la cristianità figuriamoci … E come se non fosse abbastanza, ecco la Boschi – mi piace ricordarla mostrare il culo il giorno dell’insediamento del governo che la vide ministra per la prima volta -, che parla con Ivanka Trump di parità di genere, tratta degli esseri umani e violenza sulle donne, nonché dell’impegno di Italia e Stati Uniti, a favore dell’empowerment economico femminile, non fosse altro per la posizione assunta da Trump, sull’immigrazione, appena qualche ora dopo, trovo legittimo sbellicarsi dal ridere. Tutto uno stridere di sostanza e apparenza, trasudante di ipocrisia utile a rendere uno spettacolo fasullo che sbalordisce, distogliendo l’attenzione dal fatto che un uomo dal ciuffo tinto male, contribuisce alle sorti del pianeta, concretamente: decidendo, per esempio, che il suo Paese, responsabile per il 22 % dell’innalzamento della temperatura del pianeta (seguono Cina e Russia, rispettivamente col 9 e l’8%), non intenderà adottare misure ambientali restrittive laddove incidessero sul profitto. Eccoci ai saluti, un finale strepitoso che cancella la conferenza stampa del G7, preferendogli la retorica del saluto di Melania (prima di lei Marilyn), alle truppe di Sigonella, per lasciar la chiusura al marito che non perde l’occasione di dimostrare di aver fatto sua la lezione di pace papale “Noi vogliamo la pace attraverso la forza. Avrete aerei, navi tutto il materiale di cui avete bisogno“. Mi conforta, in questo mondo che ha cancellato i confini tra sano e malato, giusto e sbagliato, opportuno e inopportuno, libero e schiavo, sapere che Vittorino Andreoli, se andasse a trovare Trump, ci andrebbe col camice bianco.

(“Pidocciazzadu” è un’espressione dialettale della città di Sassari che indica colui che vuole apparire più di ciò che è in realtà)

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Un pensiero su “DI PARVENU, UPSTART, ARRAMPICATORI… E BLA BLA BLA

  • 28 Maggio 2017 in 18:04
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    Forse Ivanka stava domandando “Dio perche’ non rispondi?” – “Perche’ non esisto!”… e questa risposta l’ha resa cosi’ mesta…

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