LO SNOBISMO SU CAMILLERI E DE CRESCENZO

di Francesca Arca

Andrea Camilleri e Luciano De Crescenzo sono stati due personaggi molto diversi tra loro, accomunati dal fatto di aver entrambi vissuto una vita piuttosto lunga ed essere stati – in modi e per ragioni differenti – molto amati e nello stesso contestati.

ANDREA CAMILLERI

Orgogliosamente siciliano pur senza mai cedere a quell’innamoramento cronico che fa abbandonare lo spirito critico e trasforma l’appartenenza in mero folklore, Camilleri è stato apprezzato da fasce di pubblico piuttosto eterogenee. C’è chi lo ha stimato come autore, chi come creatore di personaggi singolari, chi come scrittore.

Come ebbe lui stesso a specificare è probabile che gli estimatori del Montalbano televisivo non fossero gli stessi che ne ricercavano la figura solo tra le pagine delle ormai mitiche edizioni Sellerio dalla copertina blu.

Amato per la sua capacità di descrivere una Sicilia efficace e realistica senza perdere l’elemento romanzesco; odiato per le sue posizione sempre molto nette e tranchant e per una visione politica dalla quale non si è, con coerenza, quasi mai discostato.

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Ora che è morto, come sempre accade in un paese abituato al tifo calcistico da curva, ci siamo trovati davanti a due schieramenti contrapposti e piuttosto agguerriti. Fortunatamente solo per il tempo in cui la notizia sia scalzata da un altro lutto/avvenimento/scandalo/jesuis/anniversario.

Da un lato ci sono gli odiatori di professione: coloro ai quali non importa minimamente che cosa la persona in questione abbia potuto esprimere ma si limitano al becero insulto, quasi sempre usando un italiano stentato.

Dall’altro lato invece troviamo coloro che ne ricordano le frasi più politicamente emblematiche, passando sopra in modo magnanimo (*sto facendo dell’ironia*) al fatto che il suo modo di scrivere fosso troppo “popolare”, troppo “per la massa”, troppo “regionalistico”.

Quelli che «…ma ha scritto anche Il Birraio di Preston, mica solo Montalbano.» Insomma faceva troppa audience per essere considerato davvero un uomo “artisticamente impegnato”.

Al centro ci sono invece quelli più silenziosi. Forse sono più numerosi ma facendo meno caciara sono quelli che vengono presi meno in considerazione: coloro che Camilleri lo hanno letto sul serio, aspettavano l’uscita del prossimo libro o del prossimo episodio di Montalbano senza aggiungere un “ma…” o un “anche se…” a fine frase.

LUCIANO DE CRESCENZO

Per De Crescenzo la cosa si fa più delicata poiché era un personaggio non più “di moda” già da un po’ di tempo. Alcuni con una buona dose di cinismo, invece che esercitare l’antica e desueta arte del silenzio, hanno commentato con un bel «era ancora vivo?»

Troppo divulgativo. “La filosofia non è qualcosa per far ridere la gente” e poi è “troppo presenzialista nei salotti televisivi”. Alla fine non è abbastanza chic avere a che fare con uno che spiegava Socrate sotto l’ombrellone.

Da ragazzini all’inizio degli anni ’90, tra i banchi del ginnasio, ci passavamo la sua “Storia della filosofia greca”. Era simpatica perché umanizzava cose che da studenti sembravano noiose. In molti speravamo di avere prima o poi un professore così.

luciano-decrescenzo

Eppure in queste ore sono riuscita a leggere di quella volta che Forza Italia gli offrì una candidatura. Ho sentito disquisire di quando Bassolino lo invitò in piazza a Capodanno. Ho letto persino che fosse moralmente discutibile poiché forse andò a letto con una nota pornodiva dell’epoca.

Insomma “era simpatico ma…”, “era colto, per carità, anche se…”

Tacere è sempre una gran cosa. Parafrasando Wilde forse in alcuni casi sarebbe meglio non postare niente sembrando poco “sul pezzo” piuttosto che parlare di qualsiasi cosa e togliere ogni dubbio residuo sulla propria imbecillità.

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