PARTENZE E RITORNI

di Lory B.

Sono nata in un piccolissimo paesino di campagna del quale ricordo ogni angolo, anche se a soli sette anni i miei genitori portarono me e mia sorella nella grande città in cerca di lavoro per loro e di una vita migliore per noi bambine.

Ero piccola ma ricordo perfettamente il dolore che provai nel separarmi dai campi dove era iniziata la raccolta del grano e dove le turbine spruzzavano l’acqua dei fossi per irrigare le campagne. Avevano aspettato che finissi la prima elementare per portarmi via e i miei rifiuti ad andarmene e le mie lacrime, non servirono a niente.

Ero una bambina tranquilla, di poche parole e di molta scrittura già da allora, e il ritrovarmi in una città dove non potevo vedere alberi fossi e piante da frutto, mi faceva star male. Fu allora che giurai a me stessa che prima o poi sarei tornata a vivere in campagna e che niente e nessuno mi avrebbe fermata e così è stato.

Finite le scuole e lavorato in vari posti come operaia, commessa e infine impiegata, non avevo mai abbandonato quell’idea e ogni momento libero lo passavo alla ricerca di spazi verdi e di castelli con le loro storie di guerre amori e fantasmi.

Sapevo e so benissimo di essere nata in un’epoca per me sbagliata perché il mondo dove mi sento più a mio agio è quello del Medioevo. Probabilmente in una vita passata ho vissuto in quell’epoca visto quanto mi piacciono le sue storie, ed ero di sicuro una contadina, perché conosco tante cose tra campagna e erbe selvatiche.

Con questa testa, con che musica avrei potuto crescere se non con quella celtica, con le sue ballate che parlano di natura e di cieli stellati? E come non essere felice di incontrare nel caos della musica moderna un Menestrello che raccontasse di spose rubate, del castello del Signore di Baux, di una amore nato sotto un tiglio o di una filastrocca dove si racconta la violenza della vita partendo da un topolino che “alla fiera dell’est mio padre comprò” ?

E la campagna? Ebbene si, ci sono tornata perché voglio sempre vedere grandi pezzi di cielo che non sia chiuso tra grattacieli e cemento e voglio vedere le costellazioni stellari che ruotano sopra la mia testa in base alle stagioni e voglio vedere il fiume che scorre tranquillo con le papere e i germani reali e l’airone cinerino che la fanno da padroni. Perché vi ho raccontato tutta ‘sta cosa che magari non v’interessa per niente? Risposta: e che ne so? Mi girava così.

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