LIBERI DI FARE

di Paola Piana

Vorrei saper scrivere come gli scrittori, quelli veri, quelli che si mettono a tavolino, pensano ad un argomento, un tema e lo elaborano. -Ecco, ho deciso che parlerò della fame nel mondo: mi documento e parto, capitolo primo… Ma non sono una scrittrice, sono troppo pigra per documentarmi sulla fame nel mondo e poi, cacchio, con tutti gli argomenti a disposizione, proprio la fame? Io? Vorrei, invece, riuscire a parlare dell’occasione che mi ha spinto oggi ad abbandonare il mio amato divano, e chi mi conosce sa quanto io sia fedele e pure gelosa dei miei amori, e recarmi alle tre del pomeriggio di una bella giornata di sole a Sassari per partecipare alla manifestazione “Liberi di fare” per il diritto all’assistenza personale.

Devo ammetterlo, finché non conosci una persona disabile, non puoi capire appieno ciò che si prova, non puoi sentire il senso di inutilità che la pervade ogni qualvolta un ostacolo insuperabile le sbarra la strada. Tu puoi anche essere la mente più eccelsa sulla faccia della terra ma vali meno di zero se, per poter superare due gradini, hai bisogno dell’aiuto del primo mocciosetto che passa per strada!

La doppia impotenza! Quella dovuta ad un fattore fisico, che impedisce di camminare o muovere un braccio o una mano e quella psicologica che forse è la peggiore! Quella che annienta! Dovuta alla mancanza di leggi che permettano ad un disabile di vivere dignitosamente, dovuta alla discriminazione, alla consapevolezza della lotta impari che si combatte! Questa impotenza è la più subdola perché uccide prima della peggiore delle malattie!

Un paio di giorni fa un’amica si è lamentata dell’impossibilità ad accedere al nuovo cinema multisala o al teatro di Sassari dall’entrata principale e di poter poi sostare nel punto della sala che più gradisce. Io odio andare al cinema, non so da cosa dipenda e neanche mi interessa saperlo, ma l’idea che, se mi saltasse in mente un giorno la balzana idea di andarci, non potessi entrare insieme agli altri ma dovessi entrare furtivamente da una porticina laterale e non potessi prendere posto vicino ai miei amici ma dovessi essere “sistemata” davanti, in fondo, sotto lo schermo o vicino ai bagni, che non ci starebbe neanche il vecchietto con problemi di prostata! Questo mi farebbe male!

Mi farebbe male più di una mia ipotetica invalidità! Mi farebbe sentire un peso di nessuna utilità, un pacco da spostare e mettere dove dà meno fastidio. Questo sì mi farebbe morire poco a poco: la sensazione di inutilità. Per questo oggi ho lasciato il mio divano, per dire che no, nessuno è inutile in questa stupida vita che conduciamo. Alcuni, se abbiamo la fortuna di incontrarli, ci aiutano a capire quanto poco abili siamo!

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