PAGINE DI DIARIO: IL SENSO COMUNE

di Gavino Puggioni

Siamo inondati, dalla mattina alla sera, da mille e una notizia che, a prima vista, ci meravigliano, poi ci interessano, le leggiamo e poi  diciamo – me l’aspettavo! – oppure il contrario – ma in che mondo viviamo! –

Quelle notizie, a volte, però,  ci disturbano, ci fanno cavalcare il sopra-pensiero, che non è uno stallone ma un filo esile esile collegato alle due sponde dei nostri sentimenti, quelle reali e quelle di cui faremmo a meno, pur esistendo.

“I marines USA si riprendono col cellulare mentre pisciano, soddisfatti, sui cadaveri di rivoltosi afghani, ammazzati due volte.”

E’ una notizia sconvolgente, che fa schifo, si può dire?, non tanto per l’azione in se stessa, vigliacca, ma in quanto tale azione è portata a termine e documentata dagli stessi soldati della grande America, che sono in quel territorio asiatico “per portare e far crescere la pace”, nel vomito di chi questa “pace” la vuole costruire con la guerra, perché soltanto di guerra si tratta.

“I parlamentari italiani, della Camera e del Senato, da oggi pagheranno il caffè alla bouvette a 0,80 cent invece dei vecchi 0,60 cent. Il caffè aumenta anche per loro!”

Anche questa notizia è sconvolgente, solo da vomito, fa il solito schifo, ma non è drammatica come la prima.

Ho riportato queste due notizie a caso, per parlare del “senso comune” e del “buon senso”, argomento  che seguivo su Radio Tre, ieri, a proposito del nuovo libro di Ilvo Diamanti – Gramsci, Manzoni e mia suocera –

Ne aveva parlato Gramsci nei suoi Quaderni del 1929, pensando, forse, ad una citazione del Manzoni che le accorpava entrambe, dicendo, allora: “il buon senso c’era ma se ne stava nascosto per paura del senso comune”. La riporta anche R.Albanesi nell’ultimo dei suoi libri dedicato alla memoria.

Le due notizie da me evidenziate, quale reazione, anche sentimentale, avranno suscitato in noi che le abbiamo lette o ascoltate? Sembrano un divertimento, uno sbadato pensiero a ciò che ci circonda, un’attenzione particolare oppure una constatazione di fatto, non casuale, legata alla quotidianità della nostra vita?

Qui entrano in ballo quei due sensi, perché il primo, il senso comune, si appropria delle nostre menti in maniera omogenea, tipo copia/incolla del pc, mentre il secondo, il buon senso, si ferma: vuol capire, vuole scivolare dentro la notizia, non solo, ma vuole saperne i particolari.

Il senso comune tende all’appiattimento, il buon senso tende ad eccellere e vorrebbe diventare normalità.

F.Gonin – Edizione del 1840 de I Promessi Sposi

Quella normalità difficile da agganciare, ora più di prima, perché anche il pensiero è diventato globale, grazie ai media, compresi quelli elettronici, vedi internet ed i suoi collegati.

E questo, secondo me, non è progresso della mente umana, direi il contrario, poiché la fa assuefare alla notizia, non la fa padrona della propria ratio da cui dipendono, dopo, parole e azioni.

“Il dire e il fare”, in ogni dove, è legato, purtroppo, al senso comune, ipso facto, come conseguenza immediata, privo di un sia pur labile sentimento; è slegato dal buon senso perché questo costa fatica, perché dobbiamo darci delle risposte ma rimandiamo, fino all’infinito, per poi non darne alcuna.

E allora aveva ragione il buon Manzoni pronunciando, non a caso, quella frase sopra riportata da I promessi sposi.

– 14 di gennaio del 2012 –

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