ATTERRITI DA “ATERRADOS”

da “I DIARI DI CINECLUB, n.76, ottobre 2019 (puoi scaricare gratuitamente l’ultimo numero della rivista cliccando QUI)

di Giacomo Napoli

C’erano una volta i sottogeneri con la S maiuscola. C’era lo “spaghetti-western” (italianissimo e fulgido esempio di western puro al di fuori della sua cultura di appartenenza), il “sushi-horror” (puro terrore distillato che soltanto i fanatici shintoisti potevano concepire) e infine il “paella-horror“, nel quale alcuni (pochi) registi spagnoli o comunque appartenenti al mondo “latinos”, dimostrando grande maestria, davano vita a capolavori del genere horror (basti pensare a REC di Jaume Balagueró).

Poi questi peculiari sotto-generi scomparvero per le più eterogenee ragioni ma ogni tanto, molto molto raramente, ritornano ancora a stupirci con esempi tanto unici quanto efficaci.

È il caso di questo film, Aterrados (letteralmente “atterriti” o “terrorizzàti”) del regista argentino Demián Rugna, che ci catapulta in un inaspettato panorama decisamente spaventoso e mai troppo sopra le righe nel quale ci eravamo rassegnati a non avere più accesso, e invece eccoci qui.

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La pellicola è recentissima, del 2018, eppure il climax che ripropone, ambientando la storia in una curiosa periferia di Buenos Aires, non ha nulla da invidiare alle atmosfere dense e decisamente noir dei migliori esempi del genere, o meglio, del sotto-genere.

Contando su una capacità tecnica più che all’altezza e su un comparto attoriale solidissimo (tra i tanti bravi attori spicca l’indimenticabile Maxi Ghione nella parte del commissario Funes), Rugna infila lo spettatore in una storia spietata, a tratti persino crudele, nella quale la via di entrata è sconosciuta e quella di uscita inesistente.

Come spesso accadeva nei classici del paella-horror, il protagonista vero e proprio è il luogo, inteso non tanto come porzione geografica (la periferia della metropoli è identica a mille altre già viste) quanto come “locus magico”, come cerchio (o in questo caso triangolo) di evocazione.

Il “regista-magus” se ne serve per far irrompere nella normalità quotidiana mostri e demoni inimmaginabili che non si limitano a sconvolgerla fisicamente ma arrivano proprio a sovvertirne totalmente le regole, per ragioni che possiamo solo intuire ma che di certo non hanno nulla di buono.

Trama

Ecco quindi che un’orrenda presenza demoniaca, fuoriuscita da un angolo di una anonima villetta, inizia ad innescare una serie di crepe nella realtà concreta e, da tali crepe del vissuto quotidiano (intese proprio in senso letterale), altre presenze terrificanti cominciano ad insidiare le persone innocenti che abitano quella casa e altre due limitrofe, espandendo la loro invasione a macchia d’olio e moltiplicandosi in mille forme inquietanti e disgustose.

Ad intervenire contro l’orda fantasma ci saranno alcuni esperti di sovrannaturale i quali, se in un primo tempo appariranno organizzatissimi e sicuri della vittoria, ben presto si riveleranno assolutamente inetti e inadatti allo scopo, finendo per peggiorare ed accelerare l’invasione malefica del quartiere.

Unico a raggiungere una sorta di pareggio sarà invece il commissario di zona, malato di cuore e quasi sordo che, come il miglior detective solitario della tradizione noir, riuscirà per lo meno a reagire di fronte a tale macello, che non risparmierà nemmeno i bambini.

Il tema abusato della “casa stregata” si espande in questo film sotto forma di una sorta di morbo sovrannaturale, malevolo e senziente, ansioso di contagiare più viventi possibile, senza lasciare spazio a soluzioni basate sulla logica o sul contrappasso.

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Giudizio

Le trovate più impressionanti, sebbene facciano a volte ricorso al “jumpscare”, non ne abusano mai e riescono sempre a risultare impressive e disturbanti al di là del facile effetto repulsivo.

Notevole ad esempio la scena della donna martoriata contro i muri, introdotta da un rumore flebile ed ossessivo che inizialmente non desta grande sospetto per poi montare invece in un crescendo di spavento e irrazionalità fino alla scioccante rivelazione scenica.

Potremmo anche definire quest’opera come una riuscita fusione tra Nameless (capostipite del sotto-genere), nel quale il demoniaco si diffonde osmoticamente tramite la psiche dei protagonisti, ed il primo, riuscitissimo ESP dei Vicious Brothers, che a sua volta ripropone il tema del contagio malefico sviluppandolo su più dimensioni fisiche oltre che psicologiche.

Interessante ed azzeccata, in tal senso, la scena in cui il commissario vede il vuoto sotto un letto se guarda da una certa angolazione, ma se ruota lo sguardo diversamente, il vuoto brulica di mostri.

Horror quindi encomiabile su più fronti, non ultimi una fotografia studiata, una scenografia molto accurata ed un montaggio ben calibrato.

Non resta che sperare che la distribuzione italiana, sempre così propensa a portare nei nostri cinema anche il titolo più mediocre proveniente dagli USA e a trascurare tutto il resto, stavolta si avveda di questo gioiello argentino, per adesso disponibile solo in lingua originale, sottotitolata in italiano.

Film decisamente (e inaspettatamente) consigliato.

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