COSÌ FAN TUTTI

di Marina Garau Chessa

«Sì, l’ho fatto. Ma mica sono il primo». «Fanno tutti così». «L’ha fatto anche lui». La prima persona dalla quale ricordo di aver sentito questa linea di difesa è Bettino Craxi; il quale, nel bel mezzo dello scandalo Tangentopoli, si alzò in piedi e, in sostanza, disse: «Sì, ho rubato. Ma alzi la mano chi non l’ha fatto». Discorso giustificato dal fatto che, nel 1992, ci fu un vero e proprio “effetto domino” di indagati e colpevoli.
Gli italiani, all’epoca, erano ancora capaci di indignarsi. Ma quel discorso che allora sembrava un vero e proprio affronto è una sorta di leitmotiv da parte di chi ha fatto qualcosa che non avrebbe dovuto fare, lo sa, ma l’ha fatto lo stesso.

«Sì, sono stato ingiusto con te. Ma scoprirai che sul posto di lavoro è sempre così». «Sì, è sottopagato. Ma qui pagano tutti così.» Che il discorso sia professionale o personale, il punto è sempre lo stesso: chi sbaglia ritiene che l’azione sbagliata di qualcuno annulli o giustifichi la propria.

Non funziona così, per il semplice motivo che “un ladro” più “un ladro”, fa “due ladri”; non “zero ladri”. Gli errori di qualcuno, non assolvono o giustificano chi ne commette uno uguale. Chi cerca questo tipo di giustificazione ha seriamente frainteso la frase: «chi è senza peccato, scagli la prima pietra», perché il fatto che la peccatrice non venga punita, non significa che il peccato non ci sia. È un invito a guardare la propria coscienza prima di giudicare qualcuno, non tentare di alleggerirsela cercando di far passare un’azione scorretta come un fatto legittimo.

Manca l’assunzione di responsabilità dell’errore commesso, soprattutto in presenza di dolo. Chi usa questa giustificazione, infatti, cerca di minimizzare sia l’errore commesso sia il danno provocato a qualcuno che, di fronte a questa spiegazione, non dovrebbe neppure prendersela.

Lo ammetto: questa cosa, più che rendermi intollerante, mi manda in bestia. E la cosa che mi manda più in bestia è quando qualcuno ti dice: «Sì, ho sbagliato, ma lo fanno tutti. Capisco che tu sia arrabbiata perché ci sono passato anche io». Se sai come si sta dall’altra parte, perché agisci nello stesso modo? Lì, vedo rosso.

Dovremmo tornare alla frase che i nostri genitori ci dicevano quando eravamo bambini. Alla frase: «ma l’ha fatto anche lui», seguiva: «se lui si butta dal ponte, ti butti anche tu?». Dovremmo tornare a quella risposta, e prenderci la responsabilità della nostra coscienza.

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