TROPPO SOCIAL, POCO SOCIALI, PER NIENTE SOCIEVOLI

di Marina Garau Chessa

Io non sono una persona socievole, perché non mi piace parlare con chiunque, ma sono una persona sociale; nel senso che, messa in un contesto sociale, riesco ad avere una conversazione di senso compiuto con qualcuno. Per quanto io usi i social, quindi, per me la comunicazione si svolge principalmente a voce.
Nell’epoca dei social network, in cui si riesce ad entrare in contatto con chiunque abbia una connessione internet, la comunicazione è diventata sempre più asettica e stringata ma sempre più frequente. Come dire che, via messaggi, riusciamo a parlare con chiunque senza dire assolutamente niente; però lo facciamo alla velocità della luce, sempre più spesso e sempre meno a voce.

Stringere un rapporto, avvicinare qualcuno, è diventata un’attività da svolgersi dietro ad una tastiera. Questo modo di rapportarsi agli altri, probabilmente, ci ha tolto l’abitudine al dialogo delle persone. Certo, si può parlare per ore senza dire nulla anche di persona; ma siamo arrivati al punto da non tentare nemmeno un approccio. Questo accade sia quando vorremmo una persona come amica, sia quando una persona ci piace.

Personalmente noto questo comportamento soprattutto nel genere maschile, forse perché, tradizionalmente, vengono considerati quelli con maggior faccia tosta e coraggio. All’inizio mi sono domandata se le donne avessero “invertito” questa tendenza; come se avessero le palle ma, detto fra noi, non mi è mai piaciuta quest’espressione, in primo luogo perché si intende fare un complimento ad una donna attribuendole una caratteristica maschile; in secondo luogo perché non è un concetto “bipartisan”. Parlando di un uomo, infatti, non sentirete mai dire: “Che tipo figo, è proprio uno con le tette!”.

La verità, per altro, è che le donne così ci sono sempre state: quelle che fanno il primo passo, quelle che affrontano di petto le situazioni e quelle che hanno un carattere deciso; solo che in questo periodo storico si notano molto di più.
Credo che la ragione sia davvero da ricercare nel “social”. Dietro ad una tastiera, ad un nickname, siamo in realtà dietro ad una sorta di scudo luminoso che ci consente di comunicare il nostro messaggio senza esporci ed evitando una marcia indietro che, di persona, sarebbe molto più complicata.

Il risultato, però, è che non siamo capaci di andare da una persona e salutarla per primi, o di affrontare di persona una discussione. Siamo diventati vigliacchi. Preferiamo rimanere sulle nostre posizioni o sparire del tutto, grazie all’oblio gentilmente offerto dal virtuale. In questo modo ci perdiamo le occasioni o, molto più facilmente, la faccia. Sarebbe ora di tirare su la testa dallo smartphone, uscire di casa e diventare, se non più socievoli, almeno più sociali.

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